Tesori Culturali dei Campi Flegrei: Un viaggio nella Storia e nel Mito

Seguendo le tracce storiche e sociali della cultura Occidentale, i Campi Flegrei possono essere considerati il principio di tutto. Come un museo diffuso, queste terre custodiscono numerosi tesori culturali, alcuni famosi altri meno conosciuti ma altrettanto affascinanti. Antiche terme, siti archeologici poco esplorati, Castelli e intere città sommerse sono testimoni di una storia ricca e complessa che merita di essere scoperta. Attraverso gli occhi degli storici dell’arte come Gennaro di Fraia, ci immergeremo in un viaggio attraverso i secoli, alla ricerca di gioielli nascosti che raccontano la storia e l’identità di questa affascinante regione.

Nel cuore dei Campi Flegrei, una terra ricca di storia e mistero, si celano tesori culturali che rappresentano un vero e proprio viaggio nel tempo. Come un museo a cielo aperto, questa regione racchiude una miriade di reperti archeologici e testimonianze del passato, alcuni celebri, altri ancora da scoprire, ma tutti ugualmente affascinanti.

Il territorio flegreo costituisce un contesto singolare per storia, natura, paesaggio, caratterizzato da un’attività vulcanica intensa e inesauribile che si manifesta in molteplici forme: bradisismo, vapori termali, sorgenti d’acqua, fumarole e un elevato numero di vulcani attivi. Per queste singolarità, l’intero territorio ha avuto un ruolo centrale nella storia, dall’Antichità classica sino a tempi recenti: qui sono ambientati alcuni dei miti più noti (la Gigantomachia, la Sibilla cumana, la porta degli Inferi nell’Averno) e, in età arcaica, vi sorge la prima colonia greca del Mediterraneo occidentale, Cuma. In età romana Puteoli è il più importante porto commerciale dell’Urbe, mentre Baia è la località prediletta per la villeggiatura della nobiltà.

Parco Archeologico sommerso di Baia

I Campi Flegrei sono stati costantemente al centro dell’attenzione degli archeologi, fin dalle prime perlustrazioni al sito di Cuma, esplorato a più tappe a partire dal 1606, ma in modo sistematico solo dal 1852. Nonostante l’abbandono della zona dove sorgeva Cuma, anche a causa della formazione di numerose paludi, il ricordo dell’antica città rimase sempre vivo: le rovine, anche se in uno stato di abbandono, vennero visitate nel corso dei secoli da numerosi artisti, tra cui Francesco Petrarca e Jacopo Sannazaro, che la ricordarono nei loro scritti e con il ripopolamento dell’area, anche grazie alle numerose bonifiche effettuate, vennero avviate le prime campagne di indagini e poi di scavo. I numerosi ritrovamenti, che saranno poi oggetto di studio per le generazioni a seguire, ha reso evidente che l’intera area dei Campi Flegrei, per la gran parte sfuggita all’edificazione massiccia ottocento-novecentesca a causa della estrema vivacità geologica, sarebbe stata in grado di restituire elementi importanti per la comprensione del nostro passato più remoto, tanto glorioso da diventare mito. 

Per il direttore del Parco Archeologico dei Campi Flegrei, Fabio Pagano, i Campi Flegrei «sicuramente sono uno dei più meravigliosi insiemi di monumenti, pietre, marmi, statue, pavimenti di mosaici sommersi ed emersi, come pochissimi al mondo. Ma la cosa che li rende unici e non ha pari è la “contaminazione” nel senso positivo di una memoria materiale che si può toccare, che si può vedere, e una memoria immateriale fatta di storie dei personaggi che hanno vissuto questi luoghi. Pochi altri paesi al mondo hanno questo alone di presenze che ancora si può sentire, si può vedere, e il nostro obiettivo è unirle sempre di più».

In un mondo sempre più orientato al futuro, la scoperta e la valorizzazione dei tesori culturali dei Campi Flegrei ci ricordano l’importanza di conservare e celebrare il nostro passato. Attraverso gli sforzi congiunti degli archeologi, delle istituzioni e della comunità locale, i Campi Flegrei si candidano a diventare un faro di cultura e storia, offrendo ai visitatori un’esperienza unica e indimenticabile.

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